Declorazione
Con i diversi processi di trattamento, si è in grado di eliminare quasi tutte le cause che sono all’origine di inquinamenti microbiologici e organolettici, ma tali trattamenti possono lasciare nell’acqua residui indesiderati di cattivi sapori od odori, oppure e lo stesso dosaggio in eccesso di cloro impiegato nella disinfezione, che è poco tollerato dagli utenti o non è accettato nelle acque di produzione nell’industria. A fronte di tali esigenze, vengono impiegati i filtri a carbone attivo in grado di eliminare gli eccessi di doro residuo dovuti alla clorazione per disinfezione ed i conseguenti effetti negativi.
Nell’acquedottistica e nell’industria i filtri a carbone attivo hanno numerosi altri campi di impiego, ma comportano criteri diversi sia nel loro dimensionamento, sia nelle caratteristiche dei carboni attivi impiegati.
Solitamente sono filtri costituiti da un serbatoio in pressione che contiene delle masse speciali di carboni attivi di origine vegetale dotate di effetto adsorbente, in grado cioè di legare le sostanze con un effetto misto chimico-fisico.
Periodicamente, ogni anno circa, le masse devono essere integralmente sostituite. I filtri sono dotati di una testata per poter effettuare un lavaggio in sequenza semiautomatica delle masse in caso di necessità.
Per le esigenze di impiego potabile, è opportuno che l’acqua mantenga comunque un leggero contenuto di cloro residuo come sicurezza per la distribuzione.
Per gli impianti più semplici e con acque meno inquinate è sufficiente operare lasciando leggermente aperta una valvola di by-pass opportunamente regolata: mentre negli impianti più complessi o nel caso di trattamento di acque particolarmente inquinate, con caratteristiche variabili, o in presenza di ammoniaca e preferibile effettuare una declorazione totale, seguita da una nuova clorazione di copertura, più moderata e più facilmente controllabile (vedi successiva).